Come dico sempre: se si governasse con le ordinanze e i buoni propositi, vivremmo in paradiso ed infatti sono qui, quale vittima e testimone in prima persona dell’inutilità di tutte le €urochiacchiere dell’€uroparlamento (che tra l’altro non mi pare che se la stia passando troppo bene ultimamente e visti gli altarini che son venuti fuori, adesso mi spiego tante cosette), nello specifico, le più recenti, concernenti la longevità ed il recupero di “terminali” e dispositivi elettronici vari all’interno della U€.
Sì, sto parlando proprio di cellulari, computer, tablet, palmari e tutta quell’elettronica di consumo che tanto va per la maggiore e che si sta accumulando giorno dopo giorno nelle discariche di mezzo mondo – Eatalia compresa – e tutto per una sola ragione: obsolescenza programmata, cioè quella vera e propria truffa attuata da tutti i produttori mondiali, nessuno escluso, specialmente al di là degli stagni Atlantico e Pacifico, per cui di punto in bianco apparecchi e dispositivi, altrimenti perfettamente funzionanti, devono essere gettati via perché semplicemente diventano “incompatibili” con gli “standard” introdotti ad arte, appunto, a scadenze programmate.
Ora, già abbiamo un enorme problema per smaltire tutta la morchia elettronica che si è cumulata negli ultimi 20-25 anni e non ci vuole un genio dell’ingegneria gestioAnale per capire che, di qui a 10-15 anni, saremo letteralmente sommersi da cataste di rifiuti tecnologici, per altro altamente inquinanti!
Da qui la loRdevole iniziativa €uropea riguardo il recupero, il riutilizzo e la standardizzazione di componenti ed accessori per tutti i tecno-giocattoli che piacciono tanto a grandi e piccini.
Peccato che, come il 90% delle €uroiniziative, sia un aborto alla nascita, perché il piccolo, insignificante problema – ed è sempre lo stesso! - è che non siamo noi che produciamo/gestiamo questa roba, ma gli Han, i Minguk e (ultimi in classifica) gli ameridioti, cioè proprio quelli che se la sono inventata, l’obsolescenza programmata e l’hanno implementata in tutto il mondo senza che nessuno dicesse “ah!”.
E sinceramente trovo alquanto difficile per la povera, piccola €uropeetta, costringere i summenzionati colossi ad ottemperare ai suoi pii desideri.
Certo, ci sarebbe sempre la soluzione autarchica: si sfanculano le major e si fanno circolare sul mercato solo apparecchi compatibili con le nuove specifiche €uropee prodotti in loco ma temo che ormai il divario tecnologico tra noi e loro sia diventato una voragine assai difficile da colmare, considerato soprattutto che negli ultimi 5 lustri abbiamo fatto a gara a chi dismetteva il proprio know-how e patrimonio industriale per trasferirlo all’estero, tutto in nome del lucro!
Ora, è vero che l’utOntO medio cambia citofonino (o PC, tablet o quello che è) con la stessa frequenza con la quale si cambia le mutande, così com’è noto che la maggior parte della gente – che non è tecnologicamente istruita – ad ogni minimo problema, anziché cercare di capire e/o risolvere, trova più facile gettare via il “vecchio” ed acquistare un prodotto nuovo.
Ammetto che, in caso di guasti, specialmente se seri, oggi come oggi convenga davvero di più cambiare che non riparare ma anche questo dipende dal fatto che i (cosiddetti) tecnici non sono più preparati/istruiti per aggiustare veramente l’oggetto e questo perché a monte le aziende produttrici mirano comunque a far acquistare i nuovi prodotti, anziché continuare a far funzionare i vecchi.
E anche qui, potrei anche starci.
il mio personale campionario
di novella immondizia elettronica
Ma
quando hai un dispositivo ancora integro, perfettamente funzionante e
ben tenuto, no,
questa cosa mi da eminentemente in coolo ed è proprio ciò che sta
accadendo a tutti
i miei dispositivi e terminali, nessuno escluso.
Di fatto, dalla sera alla mattina, mi ritrovo in mano apparecchi che non accettano più aggiornamenti, applicativi o – nel caso degli e-book reader – file; sembra una follia ma è così.
Abbiamo cominciato con l’esautorazione dalla rete wi-fi (e pazienza, me ne farò una ragione) e siamo arrivati al “il tuo dispositivo non è compatibile con il prodotto che intendi acquistare” per cui, di fatto, posso usarli solo per leggere quanto già posseggo ma poco altro.
Ah, ma ci sono a prezzi scontaterrimi i nuovi Kindle di Amazon, che aspetti? Accatevillo!
Sì, come no: l’ultimo che ho acquistato (per mia madre e che ora mi è – come dire – tornato indietro) risale a meno di 5 anni fa e adesso praticamente è un ferrovecchio?
Non parliamo poi del mio cellulare: funziona perfettamente, anzi: funziona anche meglio di tanti apparecchi più recenti ma – ahimè! - ad ogni giorno che passa diventa sempre più difficile trovare applicativi che siano “compatibili” con il modello/versione del cazzocheselifrega, sciacalli che altro non sono!
Quando arriveremo agli applicativi “seri”, come quelli che concernono banca, posta, assicurazioni etc., sarò costretto a disfarmene, dopodiché dovrò semplicemente decidere se restare senza (cosa che – grazie al Renzismo e mai richiamato da alcun governo che gli è succeduto – è oggi impossibile a meno di voler diventare un paria) oppure se sperperare soldi che non ho e che probabilmente non avrò, per acquistare qualcosa di cui altrimenti non avrei alcun bisogno.
Alla
faccia di UrZula e di tutta la sua €uroganga, appunto...
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