Tanto perché sono ancora lesso, stracotto, praticamente brasato, dopo l'amena giornata ferragostana trascorsa sull'Amba Alagi, causa Leena Emboleena – la mia graziosa e pestifera micina – ed i suoi exploit acrobatici, ho deciso una volta per tutte di fare un po' di pulizia e cominciare ad eliminare un po' di residuati audio, video ed informatici di eoni passati.
Spero che la cosa, tra l'altro, serva anche a restituirmi un po' di pace interiore, togliendomi finalmente (e fisicamente) di torno tutti questi bei memoriali di quando ero juvine, di bella speme ma soprattutto (molto, ma molto) cojone.
Come dicevo, la causa scatenante è stata Leena, che, dopo aver massacrato l'ennesimo scatolone posto sui bassi livelli orbitali, lassù nell’antro dell’Orco, ha pensato bene di tirar giù - non so come - l'ameno orpello che vedete qui riprodotto.
Per quanti fossero digiuni di paleoarcheologia informatica, si tratta di una famigerata unità ZIP, il predecessore dei masterizzatori CD, al tempo la soluzione preferita per il salvataggio dei dati in quanto aveva una capacità di centinaia di volte superiore ad un floppy-disc ma era riutilizzabile rispetto ad un CD, con un costo unitario per altro nettamente ma nettamente inferiore ad un masterizzatore e ai relativi supporti di allora.
Per di più era una periferica USB plug-and-play, riconosciuta pressoché in automatico da tutti i sistemi operativi dell'epoca e funzionava senza alimentazione esterna (e scusate se è poco!).
Tornando a bomba, sono stato attirato dal rumore di roba che si spatacca al suolo proveniente dal summenzionato antro ed ho ritrovato in terra questo ordigno ormai dimenticato da una ventina d’anni in mezzo alla gran massa di componenti, schede, cavi e chi più ne ha, più ne metta, che si sono cumulati negli anni, specialmente da che ho dovuto sospendere la mia attività di tecnico itinerante.
Il successivo passaggio alle tecnologie portatili, ha dato il colpo di grazia anche alla mia attività di assemblatore ed il resto è storia.
Il dispositivo s’era aperto come una cozza a seguito dell’urto ma non sembrava rotto, nel senso di “da buttare”; a quel punto è scoccata la vecchia scintilla del riparatore/beta-tester di un tempo ed ho deciso di provare a rimetterlo insieme, cosa che mi è riuscita anche abbastanza facilmente.
D’altronde il danno riguardava principalmente lo chassis ed il frontalino, la parte elettromeccanica sembrava tuttora intatta.
Anche di quelli, come potete immaginare, ne ho ancora una catasta, alcuni anche particolari, come questo che vedete qui a fianco.
Ho collegato lo ZIP alla macchina da cui sto scrivendo e non solo è partita a razzo ma è stata perfettamente riconosciuta perfino da Ubuntu, cioè un sistema operativo che all’epoca nemmeno esisteva!
Ma la parte migliore è che anche i dischi funzionano ancora e l’unità li legge e li scrive senza problemi.
Alla faccia della periferica esotica reliquia e un pizzone in piena faccia alla obsolescenza programmata...
Nessun commento:
Posta un commento